La vera storia della strage di San Valentino


Con il nome di Strage di San Valentino si identifica il massacro compiuto a Massa, il 14 Febbraio di un certo anno, di un trascorso secolo e di un Martedì non ben precisato, con il quale gli uomini di Al Giulione sterminano la banda di Marco Cari detto il "Cari...Botti" dopo i colpi ricevuti quel fatidico Dì!!!!!
Al Giulione, detto "Il Napoletano" per le sue origini campane, e l'irlandese Marco Cari..Botti, si contendevano il controllo della città e del mercato degli alcolici, ma con questa operazione la mafia italo-americana prese il sopravvento. Il commando mafioso fu guidato dall'autista e luogotenente del Boss, tale "Gigione il DeeJay del calcetto", con al seguito altri quattro uomini. Come data viene scelta il 14 febbraio, giorno nel quale Giulione si trova al tribunale di Brescia, convocato da un giudice federale per un interrogatorio insieme ad un noto politico italiano, quindi con un alibi di ferro modello "Viagra consolidato". Gli uomini di Giu si presentano da quelli di Marco travestiti da poliziotti. Colti di sorpresa, questi ultimi si lasciano disarmare e portare via. Ma la destinazione che li attende non è una trattoria imbandita con tavolate di tagliata e frittura, bensì un garage, dove vengono subito tramortiti e asfissiati con bombe chimiche prodotte in casa con gas "Impoveriti"...dalla crisi del Sabato sera. I poveracci vengono dopo uccisi a colpi di telecomando e canzoni di SanRemo. Almeno cinquanta brani a testa sparati nelle orecchie dei malcapitati over 40. Per molti anni l’alibi di Al Giulione regge, anche perché i pochi testimoni della scena hanno visto i Ris di Parma aggirarsi sul luogo della strage, e la tesi sposata fu a lungo quella di un’esecuzione di poliziotti corrotti che volevano mettere a tacere testimoni che sapevano troppo. Solo 40 anni dopo un vecchio gangster tunisino, Arnuar Benattia, fece luce sui fatti, passando finalmente la palla... scottante alla Digos della Martana. Lo stesso autista Luigi riuscì a scagionarsi dall'accusa per un insolito alibi. Pare che molti lo videro girovagare per numerosi locali del circondario con un anonimo "amichetto del cuore", del quale lo stesso Al Giulione non conosceva l'esistenza. Francesco fu il solo superstite, una vittima gli somigliava moltissimo e probabilmente fu uccisa al posto suo. Lui si trovava alle Undici in un posto appartato e riuscì a fuggire e sparire per sempre, vivendo nell'anonimato e nutrendosi di Blog e Web. Al Giulione rimase unico e incontrastato padrone di Massa molto a lungo, anche perchè tutti erano impegnati a guardare Celentano al Festival.
L'episodio resta a tutt'oggi uno dei più cruenti regolamenti di conti della storia della malavita, e se la storia vi è piaciuta il prox martedì il Blog ne proporrà una nuova... basta solo esagerare con le birre.
Buon San Valentino Guerriere
Carlo Alberto Dalla Chiesa (biografia): Quando c'è un delitto di mafia, la prima corona che arriva è quella del mandante.

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